Osservazioni su alcune sinfonie di Rossini e le Orchestra Italiane fino 1816
Mendelssohn nel 1836 descriveva Rossini in questo modo: Conosco veramente poche persone che possono essere così divertenti e spiritose come lui, quando siamo insieme non facciamo che ridere. Il suo viso intelligente e ciò che dice esprime spirito, vivacità e arguzia. Chi non capisce che è un genio, deve soltanto sentirlo parlare.
Dal 1806 al 1810 Rossini seguì i corsi musicali al Liceo Musicale di Bologna. In quegli anni compose le Sinfonie giovanili: 1806 Demetrio e Polibio in Do maggiore/ 1807 Sinfonia “al Conventello” in Re maggiore (probabilmente scritta a Conventello, frazione di Ravenna)/ 1808 Sinfonia di Bologna in Re maggiore/ 1809 Grand’overture con contrabbasso obbligato in Re maggiore/ 1809 Sinfonia a più strumenti obbligati concertata in Mi bemolle maggiore.
L’Equivoco stravagante. (prima esecuzione: 26 ottobre 1811 al Teatro del Corso di Bologna)
Tonalità: Mi bemolle maggiore
Organico: 1 flauto/2oboi/2clarinetti/1fagotti – 2corni/2trombe – archi
Francesco Galeazzi – Elementi teorici e pratici pubblicato 1796 concerne gli archi: 5 violini primi/3 violini secondi/2 viole/1 violoncello/1contrabbasso
La Sinfonia è identica a quella de La Cambiale di matrimonio (prima: 3 novembre 1810 al Teatro San Moisè a Venezia) salvo l’aggiunta di due trombe nell’organico. Non esiste la parte per timpani e non si capisce se sia stata una dimenticanza di Rossini o se fosse così voluto. Nella musica militare, infatti, le trombe e i timpani suonavano sempre insieme. Infatti autori come Cimarosa, Salieri, Cherubini e Haydn hanno scritto, salvo rare eccezioni, secondo questa prassi. Paisiello e Mozart invece, hanno composto delle sinfonie con trombe senza timpani. Ciò che trovo interessante è che anche Paganini nel suo primo concerto per violino e orchestra, utilizzò il seguente organico di 35 musicisti (1fl/2ob/2Cl/1fg – 2cr/2tr/1trb – archi). Ancora oggi certi musicisti aggiungono i timpani quando ci sono le trombe.
Il primo corno ha una parte molto difficile nella Sinfonia, con note che non figuravano sul corno naturale. La cromatizzazione del Waldhorn avvenne nel 1813 grazie alle invenzioni tecniche di Blühmel e nel 1818 fu brevettato il sistema con le valvole di Stölzel. Il padre di Gioacchino era cornista nell’orchestra dell’Accademia a Bologna e anche il figlio suonava il corno (e anche il violino, la viola e il pianoforte) e compose dei duetti per questo strumento. Sicuramente con la tecnica della mano che stoppava la campana dello strumento, l’estensione delle note possibili era molto più vasta.
L’Inganno felice. (prima: 8 gennaio 1812 al Teatro San Moisè di Venezia) Re maggiore
Organico: 1fl/2ob/2cl in Do/1fg – 2cr – archi
Per la registrazione abbiamo utilizzato dei clarinetti in Do, che hanno un suono più chiaro e più brillante. Oggi in quasi tutte le orchestre si suona su clarinetti in si bemolle o in la. Nell’Introduzione trovo interessanti le ultime tre battute perché presentano scalette che, sia armonicamente che come dinamica, sono una vera sorpresa. All’inizio dell’Allegro, dopo la corona, i primi violini suonano al ponticello (ciò produce un particolare colore metallico e scintillante). Rossini lo adoperò la prima volta nella quinta delle Sonate a quattro per archi che lui definiva terribili. Il secondo tema dell’Ouverture è lo stesso della Sinfonia di Bologna.
La scala di seta (prima: 9 maggio 1812 al Teatro San Moisè di Venezia) Do maggiore
Organico: 1fl e ottavino/2ob/2cl in Do/1fg – 2cr – archi
Questa Sinfonia richiede un grande virtuosismo all’oboe e ai primi violini. Nell’ Allegro un colore interessante (secco e nervoso) voluto da Rossini, è il battuto che viene assegnato ai secondi violini e alle viole. La transizione armonica viene eseguita dai soli fiati.
Il Signor Bruschino (prima: 27 gennaio 1813 al Teatro San Moisè di Venezia) Re maggiore
Organico: 1fl/2ob/2cl in Do/1fg – 2cr – archi
L’Opera fu composta per un insolente impresario, perciò l’autore si sfogò con tutte le stravaganze e bizzarrie possibili. Per esempio nella Sinfonia: i violini battevano l’arco sul piattino di latta sul quale poggiava la candela che dava loro luce (Stendhal: Vita di Rossini). Notevole è anche l’effetto di sorpresa ottenuto con un pianissimo improvviso dei primi violini dopo un grande crescendo di tutta l’orchestra.
Tancredi (prima: 6 febbraio 1813 al Teatro La Fenice di Venezia) Re maggiore
Organico: 2fl/2ob/2cl in Do/2fg – 2cr/2tr – tp/piatti e gran cassa o in altri manoscritti banda turca – archi
Ottmar Schreiber (Orchester und Orchesterpraxis) scrive che gli archi della Fenice nel 1819, avevano la seguente formazione: 12/12/6/6/4
La banda turca o la banda della musica dei giannizzeri è composta da una gran cassa battuta
davanti con la bacchetta normale e dietro con la Rute (un fascio di sterpi), da un tamburo militare, da piatti piccoli con uno spessore maggiore che producono un suono più corto, dall’ albero dei sonagli (sistro o capello cinese) e dal triangolo arricchito con anelli metallici. Nel 1824 al Teatro alla Scala di Milano, l’organico della banda turca prevedeva 4 percussionisti. Nell’Allegro appare un nuovo effetto particolare: la strisciata (una sorta di glissando) eseguita dai primi violini e poi imitata dal primo clarinetto. Interessante anche l’assolo dei contrabbassi che riprendono il motivo eseguito prima dai violini e poi dai violoncelli.
L’Italiana in Algeri (prima: 22 maggio 1813 al Teatro San Benedetto di Venezia) Do maggiore
Organico: ott/2ob/2cl in Do/1fg – 2cr/2tr – gran cassa e banda turca – archi
Rossini attribuisce i passaggi virtuosistici all’ottavino e all’oboe (non c’è il flauto in organico).
Per quanto riguarda le percussioni, il ruolo è affidato alla banda turca e gran cassa. In alcuni manoscritti risulta invece banda turca e timpani.
Il Turco in Italia (prima: 14 agosto 1814 al Teatro alla Scala di Milano)
Organico: 2fl/2ob/2cl in Do/2fg – 2cr/2tr/1trombone – tp/gran cassa – archi
Francesco Galeazzi : organico orchestra alla Scala: 2fl/2ob/2cl/2fg – 4cr/2tr/1trb – tp e 4 b.t.
archi: 13/12/6/4/8
In questa Sinfonia i timpani suonano ogni tanto indipendentemente dalle trombe. Rossini assegna stranamente le percussioni alla gran cassa anziché alla banda turca. La parte del primo corno risulta particolarmente difficile e virtuosistica per le note cromatiche pressoché ineseguibili, come si è già visto nell’Equivoco stravagante. Monsieur Crescendo (cosi veniva chiamato Rossini a Parigi) inserisce, prima del suo famoso crescendo, un assolo tipo fanfara per la tromba.
Sigismondo (prima: 26 dicembre 1814 al Teatro La Fenice di Venezia) Re maggiore
Organico: 2fl/2ob/2cl in La/2fg – 2cr/2tr/1trb – tp/gran cassa – archi
L’Introduzione della Sinfonia è uguale a quella del Turco in Italia. (Rossini utilizzava spesso lo stesso materiale musicale per guadagnare tempo). Differisce l’orchestrazione: dopo la seconda corona il grande solo del corno viene conferito al primo oboe. Le ultime 17 battute sono ancora riprese dal Turco in Italia.
Il barbiere di Siviglia (prima: 20 febbraio 1816 Teatro Argentina a Roma) Mi maggiore
L’opera veniva presentata con il titolo Almaviva, o sia l’inutile precauzione per differenziarsi dal Barbiere di Siviglia di Giovanni Paisiello, che era negli ultimi mesi di vita.
Organico: 1fl/1ob/2cl in Do/ 2fg – 2cr/2tr – gran cassa – archi
In tutta l’Opera non sono previsti i timpani tranne che nella Sinfonia, secondo alcune fonti. La parte della gran cassa è oggetto di diverse interpretazioni: abbinata ai piatti o alla Rute. Rossini ottiene un nuovo colore molto raffinato, facendo suonare i violini al ponticello e gli altri archi in modo battuto.
Rossini era un uomo di grande cultura, raffinato, spiritoso e ironico. Tali caratteristiche traspaiono nella sua musica che risulta di immensa leggerezza, grazia e brillantezza. Il Maestro del Belcanto, dal 1855, abitava in una splendida villa a Passy/Parigi, vestiva sempre molto elegante ed era anche un famoso gourmet: il suo celebre “ Tournedos Rossini”: un filetto di manzo cotto nel burro, accompagnato da fois gras fresco, da qualche scaglia di tartufo e flambato con Madera, è rimasto fino ai nostri tempi una ricetta molto amata.
“L’appetito è per lo stomaco quello che l’amore è per il cuore. Lo stomaco è il direttore che dirige la grande orchestra delle nostre passioni.”
Da una lettera del 1853 a Giuseppe Bellentanti a Modena:
“Il Cigno di Pesaro all’Aquila dei Salsamentari Estensi. Voi avete voluto spiegare un volo altissimo per me, privilegiandomi di Zamponi e Cappelletti appositamente lavorati. Trovai la Collezione delle vostre Opere completa da tutti i lati: e meco gustarono l’interiore maestria quanti ebbero la sorte di deliziarsi nella finezza delle vostre famigerate manipolazioni.”
“Mangiare, amare, cantare e digerire sono i quattro atti di quell’Opera comica che è la vita.”